NAPOLI - Pulcinella è un servitore sciocco e
chiacchierone. Assume personalità contraddittorie: può essere infatti tonto
o astuto, coraggioso o vigliacco. Pulcinella è la personificazione del dolce
far niente.
Ha sempre fame e sete, il suo piatto preferito sono i maccheroni
al sugo. Ha una gestualità vivacissima, tipica dei napoletani
Figura buffa e goffa; un gran naso, mascherina nera, gobba,
cappello a punta, camiciotto e pantaloni bianchi. E’ una delle maschere
italiane più popolari. Probabilmente originaria di Napoli: anche il suo
nome sembra che derivi dal napoletano “polene” (pulce). E’ una figura
essenzialmente popolare. Impertinente, pazzerello, chiacchierone, e’ la
personificazione del dolce far niente. Le sue più grandi aspirazioni sono
il mangiare e il bere. Pur essendo spesso fatto oggetto di pesanti
bastonate, egli riesce simpatico anche ai potenti che prende in giro e
inganna con amabile furbizia. Pulcinella e’ una maschera di Napoli, forse
il suo nome proviene da “Pulcinello”, cioe’ “piccolo pulcino”. Pulcinella
porta il cappello a pan di zucchero, una maschera nera con il naso adunco,
cioè grosso e curvo; poi indossa un camiciotto e i calzoni molto larghi e
bianchi. Porta con sè un mandolino, sa cantare dolcemente. Le sue scarpe
sono nere e lunghe con dei calzini rosa scuro. Ha l’abitudine di ubriacarsi
e di mangiare in abbondanza; e’ un bastonatore, cioè picchia con il suo
bastone. E’ anche buono, ma egoista, ovvero pensa solo per sè.
BERGAMO - Nato nella Bergamo bassa, Arlecchino mostra
scarso intelletto ed è sciocco e credulone.
Arlecchino lo ritroviamo sempre nelle vesti del servo umile e del facchino.
E' una maschera acrobatica, dalla gestualità complessa: la sua parlata
bergamasca è molto più complessa di
quella di Brighella, in quanto arricchita da espressioni in altri dialetti.
Il nome deriverebbe dal francese antico Hellequin, diavolo
buffo delle leggende medievali. Nel XVI secolo Arlecchino divenne la
maschera piu’ popolare del Teatro dell’Arte italiano; all’abito multicolore
aggiunse una maschera nera sul viso, un cappello bianco, una borsa di cuoio
legata alla cintura e una spatola di legno (batocio). Agli inizi
personificava il servo lazzarone e truffaldino, mezzano e cinico. In
seguito, soprattutto con Carlo Goldoni, si trasformo’ nel popolano malizioso
ma in fondo onesto e sensato. Compagna di Arlecchino e’ Colombina.
VENEZIA - L’unica maschera femminile ad
imporsi in mezzo a tanti personaggi maschili e’ Colombina o Smeraldina,
briosa e furba servetta. E’ vivace, graziosa, bugiarda e parla veneziano.
E’ molto affezionata alla sua signora, altrettanto giovane e graziosa,
Rosaura, e pur di renderla felice e’ disposta a combinare imbrogli su
imbrogli. Con i padroni vecchi e brontoloni va poco d’ accordo e
schiaffeggia senza misericordia chi osa importunarla mancandole di rispetto.
Abitualmente non porta la maschera e indossa una cuffia e un vestito a
strisce bianche e blu che spiccano sulla gonna blu e sulle calze rosse. Ha
il grembiule a balze e sul lato e’ arricchito da un fiocco rosa. Sulla
fibbia delle scarpe c’e’ un fiocchetto azzurro. E’ allegra e sapiente,
civetta e furba, maliziosa e pungente, spensierata, chiacchierina. Prende
in giro le persone che le stanno vicino ed e’ portata a farsi beffe di loro.
BOLOGNA - Il dottor Balanzone rappresenta
il personaggio comico di un "dottore" soltanto di nome, a volte medico, a
volte notaio. E' una maschera presuntuosa, superba, amante di sproloqui, lunghe
"prediche" con citazioni in latino quasi sempre fuori posto: quando comincia
a parlare è quasi impossibile interromperlo e quanto viene chiamato in causa
sfoggia le sue dotte "cognizioni" di latino. Una delle caratteristiche del dottore è la sua obesità.
Il Dottor Balanzone e’ un costume tipico di Bologna; e’ una
maschera che rappresenta un personaggio pedante e brontolone; spesso parla
tanto e non conclude niente, ma e’ anche dotto e sapiente. In testa ha un
cappello nero a larghe falde; indossa una toga lunga e nera, il panciotto e
i pantaloni neri. Ha un merletto bianco sui polsi e, sul collo, un bel
colletto di pizzo. Porta le calze bianche e delle scarpe nere con tanto di
tacco. Ha i baffetti all’insu’. Molto spesso tiene un libro sotto il
braccio che completa la sua immagine. Procede imperterrito nei suoi
discorsi senza spaventarsi delle colossali baggianate che dice.
VENEZIA - Pantalone è un vecchio mercante, spesso ricco
e stimato anche dalla nobiltà, mentre altre volte è un vecchio mercante in
rovina. E' un vecchio del tutto particolare perchè nonostante l'età è capace
di fare le sue "avances" amorose che non si concludono mai in modo positivo. E' un uomo di grande vitalità negli affari, al punto di sacrificare la
felicità dei figli e l'armonia familiare pur di combinare qualche matrimonio
vantaggioso.
E’ una maschera veneziana; veste sempre molto semplicemente:
ai piedi porta le pantofole; ha un camicione e una calzamaglia rossi con un
colletto bianco e sopra indossa un mantello nero. Porta una maschera in
faccia e una cinta alla vita. In testa ha una cuffia aderente che sembra un
tutt’uno con la maschera. Pantalone ha un carattere particolare: e’ nervoso
e “rompiscatole” perché è il vecchio brontolone e testardo. Lui spende
poco, e’ attaccato al suo denaro. Qualche volta la gente lo lascia perdere
perché si lamenta sempre. Impersona un vecchio mercante veneziano avaro e
brontolone. Ebbe in un primo tempo il nome di Magnifico, e assunse poi
quello di Pantalone de’ Bisognosi.
TORINO - Gianduia e’ la più popolare
maschera del Piemonte, il re di Torino durante il Carnevale. Gianduia nasce
ad opera di un burattinaio che aveva un enorme successo con il suo burattino
chiamato “GIRONI”, che in dialetto piemontese significa Gerolamo. Un
contadino simpatico, arguto e furbo, un certo GIOAN d’la douja, cosi’
chiamato perchè in qualunque osteria entrasse chiedeva un boccale di vino (douja,
in dialetto piemontese). GIOAN vestiva con una lunga giacca marrone
bordata di rosso, un panciotto giallo, calze rosse e brache di fustagno e in
testa un cappello a tre punte, il tricorno, e aveva un codino girato
all’insù legato con un bel nastrino rosso. Sul collo portava un fiocco
verde oliva e un ombrello sempre dello stesso colore. Aveva le scarpe di
color nero e i calzini rossi. Il suo nome fu presto abbreviato in Gianduia,
divenne un burattino di grande successo e, in seguito, la maschera ufficiale
di Torino. Gianduia e’ quindi un galantuomo, di carattere allegro con buon
senso e coraggio, ama il buon vino e la buona tavola ed e’ il personaggio
sempre presente nelle feste popolari torinesi, dove non manca neppure la sua
fedele compagna Giacometta, con la quale, nei giorni di carnevale, gira su
una carrozza di gala e va a fare visita ad ospedali, ospizi e ad ossequiare
le autorità cittadine.
BERGAMO - Brighella e’ una maschera
tradizionale, che proviene dalla Lombardia precisamente da Bergamo. Il suo
personaggio era originariamente quello del servo buffo e intrigante, astuto
(il nome Brighella deriva da “briga”) al punto che non si riesce mai a
capire se la furberia sia un voluto abbandonarsi al gioco degli inganni e se
la balordaggine non nasconda una buona dose di finezza. Vivace e
insolente con le donne, chiacchierone coraggioso con i poltroni. Brighella
indossa giacca e pantaloni decorati di galloni verdi; ha le scarpe nere con
i pon pon verdi; il mantello e’ bianco con due strisce verdi, la maschera e
il cappello sono neri. E’ un servo sempre in cerca di avventure.
Normalmente e’ lui che inizia a litigare, e’ un attaccabrighe e da questa
sua caratteristica prende il nome Brighella. Suona e canta molto bene, e’
un tipo spiritoso e scherzoso. Nelle rappresentazioni teatrali talvolta lo
fanno agire come un personaggio fedele e altruista.
ROMA - Rugantino è fanfarone e contaballe e rischia
spesso di pagare di persona. E' disposto a prenderne fino a restare tramortito pur di avere
l'ultima parola. Rappresentò il tipo di popolano violento ma generoso, vero
e proprio antenato del moderno bullo di periferia sempre pronto a
sbeffeggiare il potere costituito e a difendere coloro che la miseria
finisce col porre fuori legge.
Il suo nome deriva da " rugare" cioé brontolare, borbottare, come una
pentola d'acqua che ribolle.Il suo nome deriva dal verbo romanesco “ruga”,
cioe’ “protestare con arroganza”. Rugantino e’ del Lazio; veste con un
cappello rosso, alto, tipo gendarme, ha un colletto plissettato, una giacca
marrone, lunga, orlata di giallo, un panciotto rosso, calze a strisce
orizzontali rosse e gialle, delle scarpe con fibbia. E’ un attaccabrighe,
spesso si vanta senza averne motivo, e’ poltrone e crudele; anche quando
prende dei ceffoni conserva il suo carattere linguaccione.
Tipica maschera della Toscana, indossa una giacca blu con il
risvolto delle maniche a scacchi rossi e neri. Ha un panciotto puntinato
verde pisello e dei pantaloncini scuri e corti. Ha una calza rossa e una a
strisce bianco – azzurro e le scarpe nere. In testa porta un cappello a
barchetta nero e una parrucca con il codino. E’ molto generoso con chi e’
piu’ povero di lui, e’ dotato di arguzia e di saggezza che, unite
all’ottimismo, gli fanno superare le avversità della vita.
CAMPANIA -
Scaramuccia e’ una maschera napoletana, della Campania. Questa maschera
indossa un berretto nero alla basca, sembra una cuffia da letto. Sul viso
porta una maschera nera. La giubba corta a righe nere e grigie scure la
porta sborsata con una cinta. Scaramuccia porta un colletto bianco alla
Stuarda, fatto di pizzo. Sopra indossa un mantello nero. I calzoni sono a
meta’ ginocchio, completati da lunghe calze. Le scarpe sono nere e a punta
e hanno un fiocchetto all’altezza della caviglia. E’ un tipo spaccone, ma,
in realta’ sta quasi sempre in silenzio; in un modo o nell’altro prende ogni
giorno qualche botta! E’ uno scansafatiche eccezionale: come lui non c’e’
nessuno!
MILANO - Impersona un servitore rozzo ma
di buon senso che, desideroso di mantenere la sua libertà, non fugge quando
deve schierarsi al fianco del suo popolo. E' abile nel deridere i difetti
degli aristocratici. Meneghino é la tipica maschera dei milanesi e come loro è generoso,
sbrigativo e non sa mai stare senza far nulla. Ama la buona tavola
E’ una maschera che viene dalla Lombardia precisamente da
Milano. Questa maschera e’ nata alla fine del Seicento. Porta il tricorno,
un cappello con tre punte, la parrucca con un codino, la giacca lunga
rossiccia e marrone, i calzini in cima al ginocchio verdi e in fondo le
calze a righe rosse e bianche. Sotto la giacca indossa una camicia gialla
con ai bordi del pizzo e un fazzoletto intorno al collo. Le scarpe sono
marroni, della forma di una volta, con una fibbia davanti. In mano porta un
ombrellino rosa. Il suo vero nome e’ Domenico, mentre il diminutivo e’ “Domeneghin”.
Personifica la maschera milanese che risponde, sempre pronto, alle domande
spiritose.
Il suo nome significa “Giovanni dalla gola piena”: fu ideato
dai Calabresi che volevano mettere in ridicolo le persone che imitavano i
cavalieri siciliani spagnoleggianti. Ha un lungo naso, un’andatura
bellicosa e porta sempre un cappello di feltro a cono. Nei suoi pranzi
consuma carretti di maccheroni, molto pane e intere botti di vino. Adopera
la spada per inezie, ma e’ sempre pronto a fuggire come il vento.
Capitan Spaventa e’ una maschera tradizionale della Ligura
del XI secolo. Ha un vestito a strisce colorate, gialle e arancioni, un
cappello a larghe tese abbellito con piume colorate, ricchi stivali e una
spada lunghissima che trascina facendo molto rumore. Ha dei lunghi baffi ed
un pizzo castano. E’ uno spadaccino temerario che combatte piu’ con la
lingua che con la spada (cioe’ parla e discute molto). Era solito prendere
in giro gli ufficiali di quel tempo.
SICILIA
- Peppe Nappa presenta più di un'affinità con il Pierrot francese,
sia per il costume che indossa che per alcuni aspetti caratteriali.
Beppe Nappa rappresenta un siciliano fannullone, intorpidito da un sonno
perenne che lo costringe a sbadigliare continuamente.
E' il pigro servitore di un padrone che può essere un commerciante, un
innamorato, o un vecchio barone.
In realtà non svolge il suo lavoro in modo efficiente, anzi passa dal
sonno,alla ricerca di cibo,aiutato da un fiuto infallibile, per tornare poi
al suo mondo di sogni.